Mafia cinese in Toscana, colpo di scena: tutti scarcerati

Mafia cinese in Toscana, colpo di scena: tutti scarcerati

PRATO. La parola mafia è stata cancellata con un tratto di penna. All’indomani del consiglio comunale che ha istituito una commissione speciale sulle mafie a Prato, soprattutto quella cinese, un duro colpo all’inchiesta “China truck” che ipotizza proprio questo, cioè l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso che tiene in scacco la comunità orientale, è stato assestato dai giudici del Tribunale del riesame, che hanno scarcerato tutti coloro che erano stati arrestati lo scorso 18 gennaio al termine di una lunghissima indagine della squadra mobile di polizia e della Direzione distrettuale antimafia.

Anche quel Zhang Naizhong che era stato descritto come il “capo dei capi” e che si vantava al telefono di essere il capo della mafia cinese a Prato non è più in carcere a San Gimignano: è stato messo agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico. Restano tutti indagati, insomma, i 25 cinesi arrestati nell’imponente blitz con tanto di elicotteri del 18 gennaio, ma i giudici del Riesame hanno ritenuto che non ci fossero sufficienti gravi indizi dell’esistenza dell’associazione mafiosa.

Le motivazioni dell’ordinanza saranno rese note tra qualche giorno, ma la sostanza del provvedimento è chiara. Caduta l’ipotesi dell’associazione di stampo mafioso, restavano i cosiddetti “reati satellite” che però erano molto risalenti nel tempo (tra il 2012 e il 2013) ed è probabile che i giudici abbiano ritenuto che non ci fosse più l’attualità delle esigenze cautelari. Il Tribunale distrettuale del riesame, presieduto da Maria Elisabetta Pioli e composto anche da Monica Tarchi e Dolores Limongi, ha tenuto due udienze, il 5 e il 7 febbraio. La riserva per tutti i ricorrenti è stata sciolta oggi, 9 febbraio, e potrebbe essere l’inizio di una lunga battaglia legale. E’ prevedibile che la Procura distrettuale antimafia presenti ricorso in Cassazione. Sull’altro fronte sono ovviamente soddisfatti gli avvocati difensori, tra cui Tiziano Veltri, Melissa Stefanacci, Patrizio Fioravanti, Jingxia Li, Costanza Malerba e Federico Febbo, che già in occasione dell’interrogatorio di garanzia del suo assistito si era lamentato del fatto che l’ordinanza di custodia non fosse stata tradotta in cinese.

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