Milone: «I parenti dei cinesi morti pensano solo ai soldi». L’avvocato: «Affermazioni offensive»

Milone: «I parenti dei cinesi morti pensano solo ai soldi». L’avvocato: «Affermazioni offensive»

PRATO. Botta e risposta tra l’ex assessore Aldo Milone e l’avvocato Tiziano Veltri, che assiste alcuni dei familiari delle sette vittime dell’ incendio alla confezione Teresa Moda , lo scorso 1° dicembre. Commentando la decisione dei parenti di primo grado di non costituirsi parte civile nei confronti dei tre confezionisti sotto processo per omicidio colposo plurimo (i parenti sono stati risarciti in Cina con 110.000 euro a famiglia), l’ex assessore Milone ha commentato: «Ho sempre asserito, e non mi sono mai nascosto, che per i cinesi l’unico dio è il denaro. La conferma, semmai ce ne fosse bisogno, viene dal processo a carico dei titolari della ditta in cui sono morti i 7 cinesi. I familiari, dopo aver ottenuto il risarcimento economico, non si sono costituiti parte civile. Questo era apparso chiaro fin dai giorni dopo la tragedia. Abbiamo assistito a fiaccolate, manifestazioni di solidarietà, ma per chi? Per persone il cui unico fine era il risarcimento e non la richiesta di giustizia per la tragica perdita dei propri cari? Adesso i soliti falsi benpensanti di sinistra mi diranno che sono un cinico per aver scritto queste cose, però mi piacerebbe sapere anche come giudicano il comportamento di questi familiari che hanno placato la loro sete di giustizia attraverso l’elargizione di 110.000 euro».

«Le affermazioni di Milone – replica Tiziano Veltri – sono quantomeno offensive e dimostrano che non conosce il processo. Se si fosse degnato di venire ai funerali delle vittime, forse avrebbe capito il loro dolore. La parte civile in un processo non può interloquire sulla pena, ma si costituisce solo per il risarcimento. I parenti di primo grado non si sono costituiti perché nelle scritture private che hanno firmato in Cina si sono impegnati a non fare azioni

penali o civili. Lo hanno fatto perché erano con l’acqua alla gola, avevano perso i loro cari e le fonti di sostentamento. Certo, avrebbero fatto meglio ad accettare la somma come un anticipo, ma quello che mi hanno sempre detto è che vogliono il massimo della pena per i confezionisti».

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