Inchiesta “colletti bianchi”, il difensore dei due imputati cinesi: “Non c’è stata associazione a delinquere”

Inchiesta “colletti bianchi”, il difensore dei due imputati cinesi: “Non c’è stata associazione a delinquere”

L’avvocato Veltri con un’arringa di oltre cinque ore e mezzo ha cercato di smontare l’accusa più pesante al processo sul sistema che avrebbe consentito a tanti cinesi di ottenere il rinnovo o il rilascio del permesso di soggiorno anche in assenza dei requisiti

Ha parlato per cinque ore e per cinque ore ha cercato di smontare, una ad una, le accuse della procura partendo da quella più pesante: l’associazione a delinquere. Arringa fiume, al pari della requisitoria del pubblico ministero Lorenzo Gestri, quella di ieri, giovedì 16 novembre, dell’avvocato Tiziano Veltri, difensore di Zhong Rongchang detto Jimmy e della compagna Zhao Shanshan, il primo socio accomandatario dello studio del commercialista Alberto Robbi. I due cinesi hanno scelto il rito abbreviato, mentre per il professionista italiano è in corso il processo con rito immediato. I tre sono finiti nell’inchiesta dei sostituti procuratori Gestri e Sangermano “Colletti bianchi” che esattamente un anno fa, novembre 2016, portò a galla il sistema che, secondo l’accusa e le indagini della guardia di finanza, avrebbe consentito a tanti cinesi, attraverso la “fabbricazione” di documenti fasulli da parte di studi professionali, di ottenere il rinnovo o il rilascio del permesso di soggiorno anche in assenza dei requisiti.

L’avvocato Veltri non ha smentito l’esistenza di un “pacchetto tutto compreso” offerto dallo studio Robbi, in pratica un tariffario col costo delle pratiche necessarie ai fini del titolo di soggiorno, ma ha respinto il coinvolgimento del commercialista veronese spostando la responsabilità sui suoi assistiti e, così facendo, chiedendo al giudice di assolvere i cinesi dal reato di associazione a delinquere, reato che si sostiene solo se le persone coinvolte sono almeno tre. Il difensore, per confutare la tesi dell’accusa, ha messo in fila una serie di intercettazioni telefoniche che dimostrerebbero che per il “tutto compreso” i clienti si rivolgevano ai due cinesi e che, dunque, erano loro a controllare, gestire, dominare il sistema del rinnovo dei permessi di soggiorno. Nella lunga requisitoria, Veltri ha anche fatto diversi incroci tra le date dei rinnovi dei titoli di soggiorno e quelle in cui i documenti falsi sarebbero stati chiesti e prodotti allo scopo di demolire alcuni dei casi finiti nelle carte dell’inchiesta.

Per i due imputati cinesi il pubblico ministero Gestri ha chiesto pesanti condanne: 6 anni per Zhong Rongchang e 4 anni e 2 mesi per la compagna.

Il giudice delle udienze preliminari tornerà in aula giovedì 23 novembre. Annunciate le repliche dell’accusa, poi l’attesa per la sentenza.

La corposa indagine della finanza si concretizzò in tre arresti in carcere, 12 arresti domiciliari, una ventina di obblighi di dimora, una cinquantina di denunce. Due i filoni: oltre a quello che coinvolge lo studio italo-cinese di Robbi e Rongchang, quello che riguarda lo studio di Filippo Rosini, consulente del lavoro con uffici a Prato e a Pistoia.

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